Ho avuto il piacere di partecipare all’evento “Sistema Chierese”, organizzato presso la Fondazione Cavour di Santena, un luogo emblematico per riflettere sulle sfide e le opportunità del nostro territorio.
L’incontro, promosso dal GIC (Gruppo d’Interesse Chierese), ha visto la partecipazione di esperti, amministratori e imprenditori locali, ed è stato un momento prezioso per analizzare le dinamiche socio-economiche che influenzano il chierese e i suoi comuni limitrofi.
Vorrei condividere alcune riflessioni emerse durante l’evento e proporre una domanda che considero cruciale: alla luce delle problematiche emerse, le nostre aziende possono fare di più per adattarsi e innovarsi in un contesto in rapido cambiamento?
Il calo demografico e il rischio dello “svuotamento”
Uno dei dati più preoccupanti presentati riguarda la demografia. Il territorio chierese, come gran parte del Piemonte, è sempre più segnato dall’invecchiamento della popolazione e dalla riduzione delle persone in età lavorativa. Questo fenomeno, definito “svuotamento“, colpisce in particolare le aree intermedie, mentre le città più grandi e le zone metropolitane riescono a mantenere una certa stabilità grazie a una maggiore offerta di servizi e opportunità.
Questa dinamica, però, non è inevitabile. Durante l’incontro sono stati citati esempi di comuni, come Castelnuovo Don Bosco, che hanno mostrato segnali positivi, dimostrando che è possibile invertire la tendenza con politiche mirate e investimenti strategici.
Le difficoltà delle aziende locali
Gli imprenditori presenti all’evento hanno condiviso esperienze significative, mettendo in luce problemi concreti che ostacolano la competitività delle loro imprese. In particolare:
- Scarsa accessibilità tramite trasporto pubblico: Molte aziende del chierese si trovano in zone non servite dai mezzi pubblici, un limite che rende difficile attrarre lavoratori, soprattutto giovani, e limita la mobilità quotidiana.
- Barriere per i clienti stranieri: Partner e clienti internazionali che visitano le imprese locali si trovano spesso in difficoltà nel muoversi autonomamente sul territorio. La mancanza di trasporti adeguati e di supporti linguistici rappresenta un ostacolo alla crescita e alla competitività delle aziende.
Queste criticità si sommano alla percezione di una scarsa fiducia nella politica. I tempi per la realizzazione di opere infrastrutturali sono spesso lunghi e non allineati alla velocità con cui il mondo industriale evolve.

Il trasporto pubblico: un tema cruciale
Gran parte della discussione si è concentrata sul trasporto pubblico locale (TPL), identificato come una delle chiavi per migliorare l’attrattività e la competitività del territorio. I dati presentati hanno evidenziato diversi problemi:
- Mancanza di collegamenti mirati: Le linee di trasporto esistenti non coprono adeguatamente le aree industriali e rurali, lasciando molte zone scoperte.
- Congestione e traffico: Le arterie principali del territorio soffrono di traffico intenso, specialmente durante le ore di punta, rallentando ulteriormente il servizio pubblico.
- Qualità e frequenza insufficienti: I mezzi pubblici attuali sono percepiti come lenti, poco frequenti e inaffidabili, riducendo la loro attrattiva per lavoratori e pendolari.
È emerso chiaramente che non basta aggiungere linee o fermate: servono soluzioni mirate, basate su una mappatura precisa dei flussi di mobilità.
Per questo, è stata sottolineata la necessità di raccogliere dati dettagliati sugli spostamenti delle persone, al fine di progettare un sistema di trasporto pubblico più efficiente e rispondente alle esigenze reali.
Una riflessione sul futuro del lavoro
Alla luce di quanto discusso, mi sono posto una domanda: possiamo davvero aspettare che queste opere infrastrutturali vengano realizzate, con tempistiche spesso incompatibili con le esigenze del mercato? Oppure dobbiamo iniziare a ripensare il modo in cui le nostre aziende funzionano?
Una possibile risposta potrebbe essere l’adozione di modelli di “modern work“.
Investire nella digitalizzazione, nel lavoro ibrido o da remoto, e nella flessibilità operativa potrebbe consentire alle aziende di ridurre la dipendenza dal trasporto fisico e di rendere le posizioni lavorative più attrattive.
Questo approccio non solo aiuterebbe a trattenere i giovani talenti, ma permetterebbe anche di ridurre i costi e migliorare l’efficienza.
Conclusione: il ruolo di ciascuno di noi
L’evento alla Fondazione Cavour è stato un importante momento di riflessione, ma anche un invito all’azione. La politica e le istituzioni devono fare la loro parte, investendo in infrastrutture e servizi per il territorio. Tuttavia, come imprenditori, cittadini e membri della comunità, abbiamo il dovere di guardare avanti e cercare soluzioni innovative.
La domanda che vi lascio è questa: le nostre aziende possono diventare più smart e flessibili per adattarsi a un contesto in cambiamento?
Forse, è proprio in questa direzione che si trova la chiave per affrontare con successo le sfide del futuro.